venerdì 2 maggio 2014

Koya-san, Shangri-la del buddhismo esoterico

Oku-no-in
... alle sei e un quarto un leggero tocco al pannello in carta di riso del nostro alloggio ed una timida voce a sussurrare 'morning chanting' ci risveglia dalla piacevole notte dormita da una prospettiva quaranta centimetri più bassa del solito su di un soffice futon.


Seguendo le regole impartite la sera prima, indossiamo gli abiti occidentali, infiliamo le ciabattine rosse troppo affusolate per far passare tutto il piede, percorriamo il portico in legno e la sottile vetrata riflette un'ondulata immagine del giardino interno: il laghetto, il ponticello, la lanterna di pietra ed il verde potato ad arte. La macchia rossa delle numerose ciabattine perfettamente allineate sul pavimento in legno chiaro ci segnala l'ingresso alla sala delle preghiere e che siamo un po' in ritardo. Nella grande sala rettangolare sono accovacciati sul tatami tutti gli ospiti dello shukubo, la maggior parte orientali, di fronte a loro di spalle il bonzo veste paramenti sgargianti viola ed arancio che contrastano con i toni scuri del legno delle pareti e del soffitto cui sono appese 'mille' lanterne dorate. L'incandescenza delle lanterne riscalda l'ambiente di luce ambrata che svela le tavolette intagliate con caratteri kanji accuratamente disposte sulle mensole ai lati della sala. Nella parte prospicente il sacerdote, diversi buddha fissano al contempo severi e sereni il concentrato convivio sorpreso dal 'oommhh' intonato da altri bonzi a lato degli incensieri ardenti. La profonda voce muove al semitono superiore, ritorna al tono e così di seguito fino ad originare una vibrazione. Secondo un rituale a me sconosciuto questo viene ripetuto a lungo, intervallato da pochi rintocchi provocati con un colpo deciso di un batacchio su una pentola d'ottone. La preghiera cantata che segue è un ipnotico rincorrersi di sillabe morbide e dure che con sorprendente potenza pervadono il tempio, le opache striature evanescenti dell'inebriante incenso vengono tagliate dalla tardiva luce mattutina che man mano filtra dalla sottile carta di riso dei pannelli rivolti ad est ...
Kongobu-ji (Giardino roccioso)
Sai-to (Garan)


Henjoko-in (Giardino interno)

Henjoko-in (cena)

Oku-no-in

La zona montuosa del Koya-san fa parte della prefettura di Wakayama e si trova nel Giappone centro meridionale, a sud di Osaka, comodo punto di partenza per raggiungerla. Come nel resto del Giappone, più compagnie di trasporto collegano i quartieri della metropoli e le località della regione. Questo non può certamente rappresentare una comodità infatti ogni compagnia ha una propria stazione di partenza e non sempre è vicina a quelle concorrenti complicando il transito di chi ha diversi bagagli al seguito. Se, come la maggior parte dei turisti stranieri, avrete deciso di acquistare un Japan Rail Pass (scelta comunque decisamente conveniente) per raggiungere Koya-san dovrete acquistare separatamente i trasferimenti offerti dalla Nankai-Koya che partono dalla avveniristica stazione con giardini pensili di Namba (Osaka). La tariffa più conveniente è quella del World Heritage Ticket che con 2860 Yen (dal 1 aprile 2014 le tasse sono aumentate dal 5% all'8% - tariffa aggiornata) comprende andata e ritorno il giorno consecutivo in treno con cambio ad Hashimoto (il diretto Limited Express costa 500 Yen in più ma non offre che dieci minuti di differenza), la funicolare da Gokurakubashi, gli autobus a Koya-san per due giorni (anche se le corse sono veramente rade è comunque interessante visto che per il tratto tra l'arrivo della funicolare ed il centro del paese l'autobus è obbligatorio) ed alcuni sconti per templi ed acquisti (nel caso vi capitasse di visitare il Garan da soli, la tariffa di ingresso ai singoli templi (200 yen) si paga direttamente nell'offertorio di legno con le grate e se avete il World Heritage Ticket, calcolate il 20% in meno ed inserite sia le monete che il tagliando dello sconto). Nella pianificazione, sarà eventualmente interessante considerare che il treno della Nankai-Koya ferma anche alle stazioni di Shinimamiya e di Tengachaya che sono rispettivamente ben collegate con la linea JR dell'Osaka loop line e alla linea Sakai-suji della meropolitana. Koya-san è un piccolo agglomerato montano circondato da foreste di cedri giapponesi cui fanno da sponda molti templi buddhisti in maggior parte organizzati per offrire servizi di foresteria (shukubo) comprendenti la cucina vegana buddhista (shojin-ryori) di cena e colazione; pochi negozi di souvenir e dolcetti tipici completano l'unico isolato del paese. Le temperature sono decisamente più rigide che ad Osaka, ad esempio a metà aprile c’erano ancora diversi accumuli di neve e gli indumenti più caldi si sono rivelati indispensabili. Molto probabilmente i due giorni del World Heritage Ticket saranno sufficienti per visitare il visitabile di Koya-san e per godersi la pace del tempio dove si alloggia. Per la prenotazione dello shukubo, l'associazione degli operatori di Koya-san tramite il sito: http://eng.shukubo.net/ propone un'articolata procedura (soprattutto per alloggi di tipo tradizionale, l'etichetta giapponese prevede l'anticipata prenotazione se non una vera e propria raccomandazione ad esempio effettuata dal gestore dell'alloggio precedente) e considerato che i giapponesi sono agguerriti viaggiatori in patria è comunque consigliabile provvedere per tempo. Io ho prenotato senza difficoltà tramite l'operatore di bandiera: Japanican presso il tempio Henjoko-in (vedi racconto dei canti mattutini). La struttura è perfettamente tenuta, le parti comuni, come il portico sul giardino interno giapponese bordato dai cedri del monte Koya, la sala per i pasti con le sue meravigliose pannellature e gli altri locali tra cui la magnifica sala delle preghiere sono collegate da scenografici corridoi in legno posato con la tecnica dell'incastro ad usignolo. L'alloggio, efficacemente riscaldato a pompa di calore, con le tipiche pannellature in carta di riso e per l'ingresso addirittura dorate, è costituito da un'anticamera per i bagagli e lo scambio delle ciabattine, servizi igienici privati di ultima generazione con display elettronico a parete per le efficaci regolazioni delle funzioni di bidet integrato, l'accogliente camera arredata a sala da te durante il giorno e trasformata magicamente dopo cena con i grandi futon e la veranda con il lavabo, l'armadio e la vista sul giardino interno. In una cesta della camera sono a disposizione degli ospiti lo yukata in cotone ed il capospalla più pesante per non mancare di stile durante la purificazione dello spirito. La risposta alla domanda spontanea a proposito del gusto dei pasti non è facile da esprimere, anche perché soggettiva, per ciò mi limito genericamente a considerare che i pasti tradizionali giapponesi utilizzano ingredienti, metodologie di cottura, consistenze ed abbinamenti non paragonabili alla cucina italiana e comunque sono costituiti da tanti assaggi dove poter incontrare il proprio gusto sostenendolo con l'onnipresente riso bollito ed una buona dose di te verde bollente. Koya-san si allunga da ovest ad est, dall'ingresso tradizionale con l'imponente Dai-mon, il complesso sacro del Garan composto da templi e pagode circondati dagli alti cedri e da un rigoglioso sottobosco di muschio, il Kongobu-ji con i paraventi dipinti da Kano Tanyu ed il te servito con i dolcetti con vista sul giardino roccioso, al vasto Oku-no-in (cimitero) dove migliaia di tombe ai piedi della suggestiva foresta accompagnano il riposo di Kobo Daishi che nell'816 fondò tra queste montagne la scuola Shingon di buddhismo esoterico. (Marco - aprile 2014) 

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