Takaragawa Onsen |
... con la coda dell'occhio appena socchiuso vedo arricciarsi la pelle del braccio appoggiato sulla roccia che separa il rotenburo dal fiume impetuoso. Non piove ma il cielo è bianco: è coperto. L'aria è frizzante e la neve ammassata qua e là fatica a sciogliersi. Il brivido mi distrae dal rewind mentale dei dodici giorni passati ad attraversare il Giappone in lungo e in largo ...i trafficatissimi quartieri di Tokyo, i templi di Kyoto, Hiroshima e poi Koyasan, le insegne luminose di Osaka, Nara, Nikko...
scendo dalla seduta di granito scuro della vasca e mi appoggio a gambe incrociate sul fondo. L'acqua è caldissima: una goduria. Mentre il fiume alle mie spalle continua a raccontare di se, allungo i piedi accostando la schiena alla pietra levigata, nessun sussulto: è calda come l'acqua! Dall'altro lato della grande vasca fumante un volto accaldato con gli occhi a mandorla porta il piccolo asciugamano piegato appoggiato sui capelli come usa da queste parti. Voglio provare le vasche dall'altra parte del fiume ed alzandomi attraverso la tettoia verso gli spogliatoi, sulle robuste colonne in legno che la sostengono sono incisi diversi caratteri giapponesi che, conoscendone il significato, probabilmente mi dovrebbero suggerire un regolamento ma, in questo momento, per me sono solo il certificato di esotismo del viaggio: il tatuaggio desiderato e mai osato, vissuto. Il piccolo asciugamano bianco è appena sufficiente per gestire la timidezza, salgo i due gradini fino al bordo della vasca, infilo i grandi geta squadrati e mi incammino verso il ponte. Precedo una coppia di giovani giapponesi che, il pomeriggio, erano saliti sul pulmino dell'albergo alla stazione di Minakami. Lei indossa lo yukata leggero, ha scelto quello lilla con i fiori di ciliegio bianchi e rosa, sulle spalle ha appoggiato la giacca pesante bordeaux; lui ha lo yukata bianco rigato in verde scuro e la giacca marrone. La luce del sole che già da tempo è sceso dietro le montagne circostanti comincia a cedere il passo all'imbrunire e mi perdo ad immaginare la migliore angolazione della fotocamera per immortalare il magnifico colpo d'occhio cui assisto. Il Takaragawa scorre centrale sotto di me, tumultuoso e spumeggiante scende a valle dall'Osenkaku: l'antica ryokan costruita a graticcio a picco su di esso. L'acqua delle due vasche ai lati è scura, ferma, fumante, le luci calde delle lanterne giapponesi si specchiano sulla sua superficie consegnando al mio indirizzo la scatto perfetto!
Una notte al Takaragawa onsen è il regalo più bello che si possa fare a se stessi durante un viaggio in Giappone ed anche se apparentemente sembra fuori mano ne vale veramente la pena. E' molto facile da organizzare perché è sufficiente prenotare direttamente dal sito dell'albergo (www.takaragawa.com) che provvede al trasferimento gratuito di persone e bagagli dalla stazione di Jomo Kogen (andata alle 14:00 e ritorno alle 9:30) all'Osenkaku Ryokan (il servizio viene proposto anche per la più vicina stazione di Minakami ma quella di Jomo kogen è servita direttamente con la linea shinkansen da Tokyo). Nel pacchetto di soggiorno offerto sono inclusi la cena, la colazione e l'ingresso illimitato 24 ore su 24 al rotenburo (tasse di 150 yen/persona/notte escluse). All'arrivo viene offerto un brodo di benvenuto (No! non ho sbagliato a scrivere: è proprio un brodo base pesce e alga nori), da una scaffalatura si possono scegliere gli yukata leggeri mentre il capospalla pesante è già in camera. L'alloggio è in stile giapponese con i tatami ed il salottino al posto del quale di sera vengono stesi i futon. Nella veranda che si affaccia al Takaragawa ci sono il tavolino con lo scrigno per il te, i dolcetti e due poltroncine. I servizi igienici privati ed integrati sono nell'anticamera. Per andare alle terme si indossa la vestaglia giapponese (yukata), la chiave della camera si può depositare nelle cassette di sicurezza, con chiave dotata di cinturino in velcro per le immersioni, disponibili prima della zona di scambio ciabattine/geta (zoccoli di legno giapponesi). Essendo l'acqua del rotenburo in continuo ricambio, non è necessario effettuare le rituali abluzioni: è sufficiente utilizzare una delle ceste a disposizione negli spogliatoi per raccogliere i propri indumenti ed uscire con il microscopico asciugamano bianco. Nelle vasche miste (una vasca è dedicata alle sole donne) le donne che lo desiderano, possono indossare una canotta lunga per coprirsi (riposta insieme al capospalla pesante nell'armadio della camera), è fatta dello stesso materiale dei costumi ed è adatta all'immersione. La cena è servita in una delle salette private separate da scenografici bastoni di bambù e noren (tipiche tendine giapponesi) del ristorante. Sul grande tavolo sono allestiti piccoli bracieri e piastre ad alcool per cucinarsi da sé funghi pesce e uova, vengono serviti sushi, tempura, altre pietanze a sorpresa tra cui una zuppa con carne d'orso di Hokkaido e dessert. (Marco - Aprile 2014)
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